Cara community di MagFem,
La genitorialità oggi non è più quella di una volta. È un dato di fatto. E qui le opinioni si dividono: c’è chi pensa che oggi il rapporto tra genitori e figli sia troppo permissivo e amicale e chi, invece, abbraccia un modello educativo basato su scambio, confronto e presenza, sia emotiva che fisica.
Basta tornare indietro di cinquant’anni per rendersi conto di quanto sia cambiata l’idea stessa di famiglia. Un tempo, le madri erano interamente dedicate alla casa e ai figli, mentre i padri, spesso assenti, ricoprivano il ruolo di unici sostenitori economici. Oggi, quel modello (per fortuna, aggiungiamo!) appare superato. O almeno, dovrebbe esserlo.
Come è cambiato il modo di essere madre e padre negli ultimi cinquant’anni
Negli anni ’70, la divisione dei ruoli era netta. Le madri erano le registe della quotidianità familiare, i padri i protagonisti mancati del tempo insieme ai figli. L’educazione si basava su regole rigide, pochi margini di libertà, una disciplina spesso senza repliche.
Oggi, qualcosa si è mosso. In famiglia si ricerca (o si rivendica!) un maggiore equilibrio: entrambi i genitori lavorano, si parlano, si confrontano, o almeno, ci provano, sulla gestione della casa e dei figli. Il congedo di paternità, sebbene ancora limitato in Italia, comincia a fare capolino nelle storie di molte coppie.
In parallelo cresce l’idea di genitorialità consapevole: meno “devi fare così perché lo dico io”, più ascolto, empatia, rispetto per le emozioni dei bambini.
Famiglie in trasformazione: nuovi volti, stessi bisogni
Nel frattempo, anche le forme familiari sono aumentate. Accanto al modello “tradizionale”, oggi troviamo famiglie monogenitoriali, coppie omogenitoriali, genitori single. L’inseminazione artificiale all’estero ha dato a molte donne la possibilità di diventare madri indipendentemente da una relazione, e sempre più uomini o donne crescono i figli da soli, perché separati, divorziati o semplicemente single.
Essere genitore non significa più rientrare in una categoria, ma essere un punto di riferimento autentico, stabile e presente. Indipendentemente che sia mamma o papà.
Social media: la vetrina (ingannevole) della perfezione
Oggi siamo più informati, più consapevoli, più aperti al confronto. Eppure, mai come adesso, i genitori si sentono sotto pressione. I social dipingono scenari idilliaci: famiglie sempre sorridenti, case ordinate e luminose, bambini impegnati in attività educative e stimolanti. Ma quella che vediamo è solo una rappresentazione parziale, filtrata, distante dalla realtà.
Dietro ogni foto perfetta ci sono giornate frenetiche, notti insonni, momenti di incertezza. C’è la fatica di conciliare tutto, il timore di sbagliare, il confronto silenzioso che spesso si trasforma in un giudizio severo su se stessi. Eppure, non esiste un unico modo giusto di essere genitori. Ogni famiglia è diversa, ogni bambino ha i suoi tempi, e non serve inseguire un modello irraggiungibile per sentirsi “abbastanza”.
L’importante non è aderire a uno standard imposto dai social o dalla società più ‘’conservatrice’’, ma trovare un equilibrio reale, quello che funziona per la propria famiglia, con le risorse e le possibilità che si hanno. Perché essere un buon genitore non significa essere perfetti, ma fare del proprio meglio, giorno dopo giorno.
‘’Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio’’
Questo antico proverbio africano è ancora attuale, seppure i soggetti siano un po’ cambiati. Un tempo, c’erano i nonni, pilastri insostituibili della quotidianità. Oggi, però, non sempre sono disponibili: lavorano ancora, vivono lontano o, purtroppo, non hanno più le forze per reggere il ritmo dei bimbi piccoli da accudire, a causa dell’età avanzata.
Ed è proprio in questo contesto che si fanno spazio altre figure che accompagnano la genitorialità fin dalla gravidanza, come la doula, per proseguire con il supporto di madri e padri, come la consulente per l’allattamento, la puericultrice, la pedagogista, l’educatore del sonno. A queste si aggiungono baby-sitter, educatori, insegnanti, istruttori sportivi. Accanto a loro, troviamo anche gruppi di supporto, corsi e workshop sulla genitorialità, nonché community online.
Una nuova rete di sostegno che si rivela utile, necessaria e spesso insostituibile, per comprendere che non si è soli, che quello che si vive lo vivono anche altri genitori, e per imparare insieme.
Non sentitevi in colpa per avere bisogno di supporto: nessun genitore può portare tutto sulle spalle da solo, e nessuno nasce conoscendo già le risposte. Si impara, strada facendo.
Dove stiamo andando?
Oggi essere genitori significa saper ascoltare, anticipare, sostenere. Ma anche, e forse soprattutto, non avere paura di dire no.
Viviamo in un’epoca di sovrastimolazione offline e online, con bambini pieni di impegni, attività, interessi. Poco spazio per la noia, per il silenzio, per la frustrazione. Ma è proprio lì che crescono la resilienza, l’autonomia, la capacità di scegliere.
Il segreto? Forse è tutto in un piccolo equilibrio: accogliere i cambiamenti, ma senza perdere autorevolezza. Essere presenti, ma non invadenti. Guidare, ma anche lasciare andare. È facile? Tutt’altro. Esisteranno momenti di sconforto, di “ma chi me l’ha fatto fare”, di “aspetta che controllo su internet se sto facendo bene”.
Eppure, non esistono corsi per diventare il genitore perfetto. Si impara ogni giorno, sbagliando, aggiustando il tiro, riprovando. Perché, in fondo, l’unica vera perfezione è l’amore con cui ci mettiamo in gioco, sempre.
E tu, che genitore sei?
Come vivi la genitorialità oggi? Ti riconosci in questo cambiamento? Hai notato differenze rispetto alla generazione dei tuoi genitori? E credi che oggi il ruolo dei genitori sia davvero più equilibrato tra madre e padre?
Raccontaci la tua esperienza nei commenti sui nostri canali social Facebook e Instagram: il confronto è il primo passo per crescere insieme.
Con affetto,
La vostra compagna di viaggio,
MagFem