Donne e diritti
Donne e uomini dovrebbero essere uguali. Ma sappiamo benissimo che non è così. Certo, siamo nati con caratteristiche fisiche un po’ differenti e si dice che gli uomini vengano da Marte e le donne da Venere, per sottolineare la distanza che divide i due generi. Eppure, di fronte a un tema fondamentale e significativo come quello dei diritti di ogni essere umano, l’uguaglianza dovrebbe essere assicurata. Invece, purtroppo, ancora oggi il gender gap, il divario di genere e la conseguente sperequazione sociale e professionale, è un dato di fatto.
La condizione femminile in Italia e nel Mondo è sicuramente migliorata nel corso dei secoli, ma la strada verso la parità di genere è ancora molto lunga e in salita. Vediamo insieme quali sono le conquiste, in termini di diritti civili e politici, che le donne hanno duramente conquistato nel corso dei secoli.
I diritti delle donne nel mondo
Le donne hanno sempre lottato per i propri diritti. Hanno sempre cercato di affermarsi chiedendo di ricevere lo stesso trattamento riservato agli uomini.
Dal punto di vista giuridico la battaglia femminista (che poi è una battaglia di uguaglianza e di parità del trattamento riservato a cittadini di sesso maschile e cittadini di sesso femminile) ha avuto inizio alla fine del XVIII secolo. La lunga strada che stiamo ancora percorrendo è iniziata con la Dichiarazione dei diritti della donna e cittadina del 1791, a opera di Olympe de Gouges, che si ispira al modello della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino di tre anni prima.
Nel 1792 la Rivendicazione dei diritti della donna di Mary Wollstonecraft ribadisce un concetto fondamentale: uomini e donne devono avere gli stessi diritti civili e gli stessi diritti politici. Senza se e senza ma. Anzi, non ci dovrebbe nemmeno essere bisogno di una battaglia. Eppure, viviamo in un mondo dove questa lotta è indispensabile anche per garantire alle generazioni future un trattamento equo in tutti gli ambiti della vita.
Dall’inizio della battaglia femminista sono tante le conquiste fatte. Mentre tante altre sono ancora le tappe da affrontare. Sicuramente alcuni traguardi raggiunti hanno permesso di delineare una società più giusta, basata sull’uguaglianza e non su discriminazioni e trattamenti diversi a seconda del genere. Non in tutto il mondo la situazione è analoga, ovviamente. Ci sono stati moderni più all’avanguardia che garantiscono una parità maggiore. E altri stati nei quali retaggi culturali arcaici rendono immobile il cambiamento, relegando ingiustamente le donne agli ultimi gradini della scala sociale.
La battaglia femminista, che non solo le donne, ma anche gli uomini di tutto il mondo dovrebbero abbracciare, è una lotta di tutti. Non importa quale sia la propria nazionalità, genere, appartenenza sociale, estrazione, background, provenienza, credo religioso e orientamento sessuale. I diritti sono sempre diritti per tutti. E non andrebbero mai calpestati.
Ognuno di noi dovrebbero chiedere a gran voce che ad ogni persona siano garantiti i diritti fondamentali dell’essere umano, perché è grazie a chi si è ribellato e continua a farlo se la disparità sociale tra donne e uomini si sta lentamente affievolendo.
I diritti femminili
#1 Diritto di voto
C’è stato un tempo in cui le donne non avevano il diritto di voto. Nel XIX secolo alcune attiviste hanno iniziato a reclamarlo. Scendendo anche in piazza per chiedere di poter partecipare all’elezione del governo e della legislazione del proprio paese. Il suffragio femminile è una battaglia che ha coinvolto tutte le nazioni.
Nel 1893 la Nuova Zelanda è stato il primo paese al mondo a garantire a livello nazionale il diritto di voto alle cittadine. In Australia abbiamo dovuto aspettare il 1902. E in Europa? La Finlandia lo ha introdotto nel 1906, la Norvegia nel 1913, la Danimarca e l’Islanda nel 1915. Finita la Prima guerra mondiale, altri paesi hanno scelto di ampliare il suffragio aprendolo alle cittadine: Austria, Paesi Bassi, Canada, Cecoslovacchia, Georgia, Polonia, Svezia, Lussemburgo, Turchia. Negli USA a livello federale il diritto di voto alle donne è realtà dal 1920.
E in Italia? Abbiamo dovuto aspettare la fine della Seconda guerra mondiale. Solo nel 1946 le donne hanno potuto avere accesso alle urne e far valere la propria opinione elettorale. È andata peggio alle donne greche, svizzere, portoghesi, del San Marino, del principato di Monaco, di Andorra e del Liechtenstein, che hanno dovuto aspettare gli anni Cinquanta, se non gli anni Settanta e persino Ottanta per poter festeggiare questa conquista.
#2 Diritto all’aborto
Il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza non è purtroppo riconosciuto in tutto il mondo. Ci sono paesi che ancora lo vietano. In Italia il diritto all’interruzione volontaria della gravidanza è sancito dalla Legge 22 maggio 1978, n. 194. Prima di allora per una donna non era facile accedere alla possibilità di abortire.
Il Partito Radicale e il Centro d’informazione sulla sterilizzazione e sull’aborto per anni hanno portato avanti una campagna, proponendo anche un referendum, abrogativo degli articoli del codice penale dedicati ai reati d’aborto. La legge finalmente consente alle donne nei casi previsti di ricorrere alla IVG in struttura pubblica nei primi 90 giorni di gestazione (tra il quarto e il quinto mese è possibile solo per motivi di natura terapeutica).
Ancora oggi però dobbiamo scontrarci con l’obiezione di coscienza di molti medici ginecologi nella sanità pubblica, che rende difficile il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza.
#3 Diritto alla maternità retribuita
Lunga la battaglia anche per quello che riguarda il congedo di maternità, l’astensione obbligatoria dal lavoro dopo la nascita del bambino. In Italia è garantita a quasi tutte le lavoratrici per soli 5 mesi (di solito 2 mesi prima del parto e tre in seguito). Un diritto sacrosanto, che in altri paesi del mondo permette un’astensione dalla propria occupazione più lunga; garantita anche al padre e non solo alla madre, per evitare che tutto il peso della maternità gravi sulla donna (e per evitare di dover scegliere tra lavoro e gestione della famiglia, opzione che quasi sempre ricade sulla figura femminile). C’è ancora molto su cui lavorare. Soprattutto mancano politiche volte a rendere più la gestione di famiglia e carriera, sia per lei sia per lui. Per non dover per forza rinunciare a nessuno dei propri sogni.
#4 Diritti legati alla salute riproduttiva
Per quanto riguarda i diritti della sfera sessuale e riproduttiva, questo è un altro capitolo dolente. Perché nel corso della storia la donna è sempre stata giudicata per la sua capacità di procreare, senza che le venisse chiesto se diventare madre fosse realmente un suo desiderio. Negli anni Settanta del secolo scorso le femministe hanno cominciato a far sentire la propria voce, per chiedere di rivedere il concetto di maternità, intesa come atto volontario per emancipare le donne da un ruolo che cominciava ad andare stretto.
La battaglia non è ancora finita. È ancora in corso. In ogni paese del mondo, anche in quelli considerati più moderni del ricco Occidente. Ancora oggi l’accesso alle informazioni riguardanti la sfera intima, riproduttiva e sessuale è scarso oppure inesistente.
In Italia, ad esempio, la fertilità femminile viene sommariamente affrontata solo a livello scolastico, nonostante la pressione psicologica a cui le donne saranno costrette nel corso della vita. Quando, invece, la scelta di diventare madre o meno dovrebbe essere una decisione naturale e presa al momento giusto.
Tenendo conto poi del fatto che per ragioni sociali, economici e lavorativi, il momento giusto per mettere al mondo un figlio potrebbe arrivare in età più matura, è fondamentale che le donne siano informate riguardo la possibilità di crioconservare i propri ovociti negli anni di maggiore fertilità, ovvero tra i 20 e i 30 anni. In modo che non siano più costrette a rinunciare ai propri sogni, a scegliere tra famiglia e carriera oppure accontentarsi di un partner solo per appagare lo stereotipo che vorrebbe le donne tutte madri entro i 30 anni.
#5 Codice Rosso contro la violenza di genere e domestica
Infine, un traguardo raggiunto di recente in Italia che merita di essere citato. La legge Codice Rosso, che vuole garantire protezione e tutela a tutte le vittime di violenza domestica e di genere. La legge n. 69/2019 entrata in vigore ad agosto 2019 si compone di 21 articoli che riguardano anche temi caldi come il revenge porn, il reato di costrizione o induzione al matrimonio, il reato di sfregio, lo stalking, i maltrattamenti in famiglia, la violenza sessuale e sulle donne. Potenziando anche gli aiuti destinati alle vittime.
Perché la violenza di genere ha diverse forme e tutte possiamo esserne vittime.