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Immagina di iniziare la tua giornata lavorativa sorseggiando un caffè in una caffetteria di Lisbona, o di concludere un progetto mentre ammiri il tramonto su una spiaggia thailandese. Questo è il quotidiano di molte persone che hanno abbracciato il nomadismo digitale, un modo di vivere che unisce lavoro e viaggio grazie alla tecnologia.
Negli ultimi anni, complice la rivoluzione digitale e una pandemia che ha accelerato la diffusione del lavoro da remoto, sempre più persone si stanno chiedendo: “e se potessi lavorare mentre viaggio?”. La risposta è sì, è possibile. Ma non si tratta solo di prendere un computer e partire. Essere nomadi digitali richiede organizzazione, competenze e un po’ di spirito di adattamento. In cambio, si ottiene un’esperienza di vita dinamica, ricca di stimoli e libertà.
Chi sono davvero i nomadi digitali?
Non è solo una moda da Instagram o una parola trendy nei podcast sul lavoro. I nomadi digitali sono professionisti — freelance, imprenditori o dipendenti da remoto — che hanno scelto di svincolarsi da una sede fisica per svolgere le proprie attività online, spostandosi in diverse parti del mondo. Alcuni vivono mesi in un paese, altri cambiano città ogni poche settimane. Alcuni viaggiano soli, altri in coppia o con bambini. Non esiste un unico modo di essere nomadi digitali, e forse proprio questo è il bello: puoi costruirti il tuo stile di vita, personalizzarlo e adattarlo nel tempo.
La figura del nomade digitale, infatti, è una tendenza destinata a crescere. Le tecnologie digitali lo permettono, le aziende iniziano ad accettarlo e molti giovani (ma anche over 40 e 50) iniziano a vedere nel nomadismo un’alternativa concreta alla routine casa-ufficio.
I lavori per nomadi digitali: cosa puoi fare (davvero)
Parlare di “lavori per nomadi digitali” non significa per forza reinventarsi completamente o imparare da zero una nuova professione. Spesso si tratta di trasferire le competenze che già si possiedono in un contesto digitale e flessibile. Alcuni lavori, però, si prestano particolarmente bene a questo stile di vita.
Un esempio classico è quello dello sviluppatore web o software: bastano un laptop, una connessione stabile e le giuste competenze in linguaggi come HTML, CSS, JavaScript o Python. Ma non serve essere ingegneri informatici per diventare nomadi digitali. Anche figure come copywriter, traduttori, social media manager, insegnanti e professionisti che offrono corsi e consulenze online, possono benissimo lavorare in mobilità.
Ci sono poi tante professioni creative che si adattano perfettamente a un lavoro “da remoto in movimento”: graphic designer, UX/UI designer, videomaker, editor audio, fotografo, digital strategist… Tutti ruoli che ruotano attorno al contenuto, alla comunicazione e all’esperienza utente.
Negli ultimi anni, poi, sono emersi anche lavori più “ibridi”: chi gestisce e-commerce da remoto, chi offre servizi di assistenza virtuale, chi si occupa di project management digitale o chi lavora nel customer care online per startup e brand internazionali. Molti portali di formazione e lavoro (da Upwork a Freelancer, da Fiverr a Remote OK) offrono ogni giorno decine di nuove offerte per chi ha voglia di mettersi in gioco da remoto.
Ma non è solo questione di trovare “il lavoro giusto”: spesso la chiave sta nel trovare il modo di far funzionare il proprio lavoro in ottica digitale. Un insegnante può diventare tutor online, un consulente può offrire sessioni via Zoom, un artigiano può aprire uno shop su Etsy e vendere le sue creazioni mentre viaggia.
Formazione e mindset: due alleati fondamentali
Se pensi di non avere competenze abbastanza digitali per diventare una nomade digitale, sappi che si può sempre iniziare. Il web è pieno di corsi (gratuiti o a pagamento) per imparare nuove skill: scrittura SEO, gestione social, creazione siti web, video editing, email marketing, e così via.
Oltre alla formazione tecnica, però, serve un cambio di mentalità. Il nomadismo digitale richiede autonomia, capacità di organizzare il proprio tempo, attitudine al problem solving e una certa tolleranza all’incertezza. Non sempre avrai il Wi-Fi perfetto, non sempre i fusi orari saranno comodi, e dovrai imparare a bilanciare lavoro e viaggio con un certo equilibrio.
Non solo libertà: i pro e i contro
Sì, lavorare da Bali mentre fai surf nel tempo libero suona benissimo. Ma ci sono anche aspetti meno patinati da considerare.
Tra i vantaggi più citati da chi vive da nomade digitale ci sono la libertà di scegliere quando e dove lavorare, la possibilità di scoprire nuove culture, lingue e modi di vivere, la crescita personale che nasce dall’uscire spesso dalla propria comfort zone. Inoltre, molti trovano che questo stile di vita li renda più produttivi e più felici nel lavoro.
D’altra parte, il nomadismo può portare anche solitudine (soprattutto se si viaggia soli), instabilità economica (soprattutto all’inizio), difficoltà logistiche (visti, sanità, fuso orario, tasse…). Per questo, è importante pianificare con cura e procedere per gradi.
Come iniziare concretamente
Il primo passo è capire cosa sai fare e come puoi trasformarlo in un’attività da remoto. Se hai già un lavoro che può essere svolto online, potresti iniziare chiedendo al tuo datore di lavoro la possibilità di lavorare da remoto, magari in modo graduale.
Se invece parti da zero, dedica qualche settimana o mese a costruire le tue competenze, realizzare un portfolio, aprire un profilo professionale su piattaforme freelance e iniziare a fare esperienza. Nel frattempo, puoi testare il lavoro da remoto anche rimanendo nella tua città, per capire come ti trovi a gestire in autonomia orari, obiettivi e scadenze.
Quando ti sentirai pronta, scegli una destinazione che sia “nomad friendly”. Ci sono città che offrono spazi di coworking, connessioni stabili e comunità attive di nomadi digitali: da Lisbona a Chiang Mai, da Città del Messico a Tenerife, passando per Medellín, Bali o le Canarie.
Ricorda che non è obbligatorio vivere con lo zaino in spalla. Alcuni preferiscono rimanere più a lungo in uno stesso luogo, magari per sei mesi o un anno, mantenendo una certa stabilità mentre lavorano. Altri si spostano ogni mese. Non esiste una formula perfetta: esiste la tua.
E in Italia?
Anche in Italia stanno nascendo reti, community e iniziative per supportare i nomadi digitali. Alcuni borghi si stanno reinventando come “smart village”, offrendo alloggi temporanei, coworking e servizi digitali per attrarre professionisti da remoto. Un esempio? Santa Fiora in Toscana, con il progetto ‘’smart village’’, oppure il progetto “South Working” per rivitalizzare il Sud Italia.
Questo significa che, se non ti senti pronta a trasferirti all’estero, puoi comunque fare un’esperienza simile a pochi chilometri da casa, scoprendo angoli bellissimi del nostro Paese, e allo stesso tempo costruire la tua attività online.
Il nostro punto di vista sul nomadismo digitale
I lavori per nomadi digitali sono tanti e in continua evoluzione. Ma più che una lista di professioni, il nomadismo è uno stile di vita: una scelta consapevole di vivere il lavoro in modo flessibile, creativo e personale. Non è per tutti, ma se senti il desiderio di esplorare il mondo senza rinunciare alla tua carriera, potrebbe essere l’inizio di un’avventura straordinaria.
Come ogni cambiamento, richiede coraggio, ma anche tanta preparazione. Il consiglio è: parti da te, da ciò che sai fare, da ciò che ami. Il resto verrà con il tempo, con l’esperienza, e con quel meraviglioso mix di imprevisti e scoperte che solo viaggiando si può conoscere davvero.
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La vostra compagna di viaggio,
MagFem