L’inquinamento globale e l’enorme impatto sulla salute generale e riproduttiva
L’inquinamento globale è sicuramente una piaga dei nostri tempi. Ultimamente se ne parla molto di più rispetto al passato, anche grazie alle battaglie di Greta Thunberg e di tutti gli attivisti, soprattutto giovanissimi, che da più di un anno scendono in piazza e manifestano online per chiedere risposte e soluzioni alla crisi climatica. La coscienza collettiva si è risvegliata e il cambiamento climatico, l’inquinamento atmosferico e ambientale sono argomenti che interessano sempre più persone, soprattutto per l’impatto negativo che potrebbero avere stato di salute della popolazione e comprometterne anche la capacità riproduttiva, sia femminile sia maschile.
Secondo diversi ricercatori ambientali, infatti, il punto di non ritorno sta per essere raggiunto: in poco più di 10 anni la situazione, se non interverremo per ridurre l’impatto ambientale, diventerà irreparabile. Eppure, l’argomento dovrebbe stare a cuore a tutti, nessuno escluso. E non solo perché riguarda il benessere della nostra Terra, la casa comune di tutti gli esseri viventi (che come dice la giovane attivista svedese è in fiamme, nell’indifferenza generale) ma anche perché l’inquinamento atmosferico è uno dei dieci principali fattori globali di rischio sanitario che riducono l’aspettativa di vita e aumentano il tasso di mortalità.
Le polveri sottili rendono irrespirabile l’aria delle nostre città
Provvedimenti tampone come lo stop alle auto più inquinanti, le targhe alterne, le domeniche a piedi non sono più sufficienti. Sono solo dei palliativi, dei piccoli contentini, che non rendono di certo migliore la qualità dell’aria che ogni giorno respiriamo. Servono politiche lungimiranti e cambiamenti di rotta. È necessario intensificare l’economia circolare, le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica per puntare a quella mobilità sostenibile di cui abbiamo un forte disperato bisogno, anche se non ce ne rendiamo conto e continuiamo a perpetrare comportamenti e atteggiamenti che non sono più tollerabili e che ci porteranno, nella peggiore delle ipotesi, all’estinzione.
Durante il lungo lockdown, che ha fermato mezzo mondo, ci siamo resi conto di quanto le nostre attività abbiano un’impronta forte sul pianeta. In positivo e in negativo. Mentre le fabbriche erano serrate e noi eravamo rinchiusi in casa per cercare di fermare il contagio ed evitare la diffusione del Coronavirus, i cieli delle nostre città sono tornati a respirare. E noi con loro. Soprattutto nelle zone del mondo che ogni giorno devono fare i conti con livelli di polveri sottili inimmaginabili: prima in Cina, poi nel resto del Mondo. Anche nella Pianura Padana, una delle aree più inquinate d’Europa. Anzi, alcuni studi affermano che proprio le polveri sottili possano essere veicolo di virus e altri agenti patogeni.
Non appena tutto è stato riaperto (o quasi riaperto) i livelli di inquinamento atmosferico sono tornati a salire. Più industrie aperte, più traffico, più auto e mezzi pesanti in circolazione, scarso utilizzo di mezzi di trasporto pubblico per paura del contagio: tutti fattori che hanno permesso se non di tornare ai preoccupanti livelli di inquinamento atmosferico precedenti, di andarci molto vicino. E a rischio è la salute pubblica in tutto il mondo.
Fertilità femminile a rischio a causa dell’inquinamento
Smog e polveri sottili, dunque, sono un pericolo per la salute del pianeta e di tutti i suoi abitanti. Umanità compresa. Non solo per le patologie correlate all’inquinamento atmosferico (tra cui ad esempio asma, malattie a carico dell’apparato respiratorio, rischio di cancro al polmone, rischio di sviluppare malattie a carico del cuore), ma anche per la salute riproduttiva, influenzando sia la qualità sia la quantità dei gameti (ovociti e spermatozoi, le cellule riproduttive femminili e maschili).
Molti studi di ricercatori esperti in fertilità femminile, ad esempio, hanno dimostrato che le donne che vivono in aree del mondo dove si respirano quantitativi maggiori di polveri sottili possono correre un rischio tre volte maggiore di avere una bassa riserva ovarica rispetto alle donne che vivono in zone poco inquinate. Una bassa riserva ovarica non indica necessariamente l’impossibilità di concepire ma un potenziale fattore di infertilità più alto, così come una maggiore probabilità di menopausa precoce.
Una ricerca condotta dall’Università di Modena e Reggio Emilia, coordinata dal Prof. Antonio La Marca (specialista in medicina della riproduzione), pubblicata sulla rivista Human Reproduction che ha preso in esame 1.318 donne residenti nella provincia di Modena, con età media di 38 anni, ha svelato che l’esposizione a fattori ambientali rischiosi per la salute, come polveri sottili e biossido di azoto, ne ha ridotto la riserva ovarica. Una bassa riserva ovarica è collegata a maggiori difficoltà di concepimento e a un abbassamento della finestra fertile indipendentemente dall’età.
Lo smog riduce le possibilità di avere un figlio? Preserva la fertilità con l’Egg Freezing
Oltre ad auspicarsi che nei prossimi anni vengano prese drastiche misure atte a combattere l’inquinamento atmosferico, cosa è possibile fare per preservare la fertilità femminile in questo contesto? Se si vive in zone dove i livelli di particolato e di polveri sottili sono alti e se l’aria è irrespirabile a causa di smog e inquinamento, si può prendere seriamente in considerazione la possibilità di ricorrere all’Egg Freezing sin da giovanissime, per evitare che le polveri sottili possono interferire con l’attività delle ovaie, accorciando la finestra di età riproduttiva femminile.
L’Egg Freezing permette di prelevare e crioconservare gli ovociti tramite vitrificazione, una tecnica fino a qualche anno fa riservata alle donne che, a causa di malattie e relative cure, avrebbero potuto essere a rischio di infertilità. Ad oggi, invece, l’Egg Freezing è una opportunità destinata a chiunque desideri preservare la propria fertilità, assicurandosi maggiori probabilità di concepire in età più matura quando, per ragioni fisiologiche dovute all’avanzare dell’età o alla diminuzione della riserva ovarica, le probabilità di concepire naturalmente potrebbero essere compromesse. Anche da agenti esterni quali l’inquinamento atmosferico, appunto che, come dimostrato, ha effetti negativi sulla capacità riproduttiva femminile.
Soluzioni per combattere l’inquinamento atmosferico e il suo impatto sulla fertilità
Già precedenti studi avevano evidenziato possibili rischi per la fertilità maschile, collegati ad alti livelli di inquinamento (fonte: IVI Italia), oggi sappiamo che anche la fertilità femminile è a rischio a causa di fattori ambientali esterni difficili da risolvere. A meno che non avvenga un cambiamento globale, quella svolta “green” che il mondo chiede a gran voce, dal momento in cui è evidente e sotto gli occhi di tutti quanto l’inquinamento atmosferico stia arrivando a compromettere ogni ambito della nostra vita. Anche quella più intima.
In attesa di maggiori studi che possano comprendere quale sia il collegamento tra maggiori livelli di inquinamento e aumento del rischio di infertilità, quello che possiamo fare è seguire le buone regole di prevenzione per preservare la fertilità e la salute in generale (crioconservazione degli ovociti, controlli ginecologici periodici, check-up mirati a seconda dell’età, stile di vita sano etc…). È necessario eliminare tutti quei comportamenti e quelle abitudini che non fanno bene al pianeta e che, di riflesso, non fanno bene a noi. Perché ogni nostra azione ha conseguenze pesanti sull’ambiente e i suoi abitanti, rischi che non dovremmo mai sottovalutare. Per il nostro bene, per la tutela della nostra casa comune e per lasciare ai nostri figli un mondo decisamente più vivibile e un’aria più respirabile.