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Gli stereotipi e i pregiudizi di genere sono visioni radicate nella maggior parte delle persone e che contribuiscono ad alimentare le disuguaglianze tra donne e uomini, non solo a livello lavorativo e salariale ma anche all’interno della sfera più intima e privata di ognuno di noi. Ancora oggi, nel 2021, non è affatto raro imbattersi in una cultura sessista che giudica le donne in base all’età in cui hanno avuto il primo rapporto sessuale o il numero di partner sessuali avuti.

La verginità è un termine e un concetto astratto accompagnato molto spesso da ideologie sbagliate e che possono portare all’esclusione sociale. Veri e propri condizionamenti culturali con cui molte generazioni sono cresciute e che, ancora oggi, alimentano nelle donne la paura del giudizio negativo nell’avere una vita sessuale, considerata invece accettabile negli uomini. La verità è che l’educazione sessuale e affettiva stenta a trovare il suo posto in famiglia, a scuola e nel dibattito pubblico. Come se non fosse importante sfatare tutti quei miti, quelle leggende, quelle credenze popolari legate alla prima volta e alla verginità femminile e che possono arrivare a condizionare pesantemente la libertà mentale e fisica delle donne.





La verginità

Con questo termine si è soliti indicare la condizione di chi non ha mai avuto un rapporto sessuale completo. Si parla di verginità negli antichi miti, nelle religioni, in filosofia, in antropologia e in psicologia. Per la teologia cattolica, ad esempio, la verginità è una virtù, che appartiene a chi con coscienza decide di rinunciare ad ogni rapporto sessuale per raggiungere la castità.

Il concetto è molto astratto e nel corso dei secoli il suo significato, intrinseco e per quello che rappresentava per la società, è mutato al mutare dei costumi. Ad esempio, nel mondo esistono Paesi in cui ancora oggi alle donne viene impedito il matrimonio se non viene esibito un certificato che accerti la verginità femminile!

Falsi miti legati alla verginità

L’Italia è il paese in cui l’educazione sessuale e affettiva non trova spazio, né in famiglia né a scuola. Facile, di conseguenza, che questo alimenti falsi miti e credenze popolari legati alla perdita della verginità femminile come qualcosa di doloroso, che modificherà per sempre l’identità e l’anatomia intima di una donna.

Si pensa che per stabilire se una ragazza o una donna sia vergine o meno si debba verificare che l’imene, una sottile membrana che occlude parzialmente l’orifizio vaginale, sia intatto. L’imene integro garantirebbe la purezza sessuale perché solo con la penetrazione si romperebbe. Niente di più falso, anche se è un’ideologia ben radicata in uomini e donne. L’imene può non essere presente, avere forma e spessore diverso da donna a donna ed essere più o meno elastico. Di conseguenza, non può essere considerato un indicatore di verginità.

Anche l’idea che dopo il primo rapporto sessuale la donna debba assistere a sanguinamenti vaginali è del tutto infondata. Gli esperti dicono che, al contrario, il primo rapporto sessuale non dovrebbe provocare perdite ematiche. Se si presentano non sono attribuibili a lacerazioni o micro-lacerazioni dell’imene ma da altri fattori come, ad esempio, una scarsa lubrificazione.





Essere vergine o meno è solo uno degli stereotipi legati alla sfera più intima delle donne che, ad esempio, ancora troppo spesso vengono definite pessime lavoratrici se madri, incomplete o sbagliate se figli non ne hanno e non li desiderano, soggette a pressioni sociali che le vorrebbero sposate e madri quando, invece, raggiungono “l’età da marito”. È indispensabile comprendere che le priorità delle donne possono essere molto diverse e che arrivare vergine al matrimonio o avere un figlio non appena ci si sposa o si va a convivere potrebbero non essere tra queste.



Il periodo di maggiore fertilità femminile è tra i 20 e i 30 anni, un’età in cui molte donne non pensano ad una immediata gravidanza e sono concentrate sulla propria realizzazione sociale, lavorativa e affettiva. Per poter serenamente posticipare la maternità, assicurandosi maggiori opportunità di diventare madre naturalmente in età più matura è possibile ricorrere all’Egg Freezing, una tecnica che consente di preservare la propria capacità riproduttiva crioconservando gli ovociti quando per qualità e quantità sono all’apice.





I test della verginità, un affronto alla libertà delle donne e una vergogna dei nostri tempi

Dalle premesse argomentate nel paragrafo precedente, è evidente quanto sia ancora necessario lavorare per superare stereotipi di genere che condizionano la libertà di ogni donna di decidere autonomamente del proprio corpo e dei propri pensieri, esperienze sessuali e verginità compresa.

Pensate che solamente pochi mesi fa un’indagine di BCC Newsbeat e 100 Women ha rivelato la presenza di cliniche mediche private nel Regno Unito che a pagamento offrono test per confermare o meno la verginità femminile, tramite esame vaginale che verifica l’integrità dell’imene. Nel caso poi di mancanza o lacerazione della membrana (che può non essere presente o essere “rotta” per diversi motivi) presso le fantomatiche cliniche sono anche in vendita “kit fai da te” per la ricostruzione dell’imene, senza alcuna comprovata efficacia e senza avere una validazione medica.

Non solo queste cliniche inglesi “invadono” la privacy di ogni donna ma pubblicizzando come se nulla fosse i propri servizi, suggerendo anche di ricorrere all’intervento di riparazione dell’imene per ripristinare la verginità perduta. In un anno sarebbero state eseguite 69 operazioni e, nella maggior parte dei casi, le pazienti sono state obbligate dai famigliari o indotte a farlo, in caso di stupri, matrimoni combinati o altri fenomeni che anche nel ricco Occidente continuano a ledere i diritti delle donne.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità e dalle Nazioni Unite si era già espressa nel 2018 riguardo l’illegalità di queste pratiche, riscontrate in almeno 20 paesi del mondo, affermando quanto siano medicalmente inutili, umilianti e traumatiche. In Francia, ad esempio, si è sollevato un polverone dopo che un test di questo tipo è stato mostrato in un docu-reality sui matrimoni gitani. Il governo di Parigi già a settembre si era scagliato contro i certificati di verginità richiesti da famiglie musulmane integraliste per poter celebrare un matrimonio, pratica che nei paesi arabi è considerata la normalità. I ginecologi francesi, però, si erano detti contrari, sottolineando che la pratica permette ai medici di conoscere personalmente queste donne, parlare con loro e, magari, aiutarle a uscire dal dominio della famiglia che le opprime e le costringe a matrimoni combinati.

La verginità femminile è un tema delicato e del quale è bene discutere e parlare a partire dalla pubertà, per permettere alle giovani donne di prendere coscienza del proprio corpo e delle proprie emozioni, aiutandole ad eliminare, finalmente, stereotipi e pregiudizi che, molto spesso, impediscono loro di vivere una vita sessuale appagante e libera.

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